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lunedì 8 febbraio 2021

 

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“GLI ULTIMI SARANNO I PRIMI”

Il CSA pugliese dà voce ai diritti dei dipendenti Arif nella guerra delle stabilizzazioni. Il 10 febbraio la prossima udienza al Tar



Il Coordinamento Sindacale Autonomo pugliese (CSA) prosegue la sua battaglia contro le discriminazioni e il clientelismo che caratterizzano l’operato dell’amministrazione Arif (Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali) nel trattamento dei lavoratori. Si contesta, nella fattispecie, l’assenza di sufficiente copertura finanziaria per stabilizzare le posizioni dei dipendenti, nonché le modalità stesse con cui si intende assicurare tale beneficio a sole 110 unità, le quali potrebbero giovare di un contratto statale pur senza possedere i requisiti previsti dalle norme di Legge in materia. Premesso che un’agenzia pubblica dovrebbe prevedere esclusivamente l’erogazione di contratti di natura statale, questo ristretto gruppo di operatori verrebbe stabilizzato in virtù di pochi anni di servizio prestati (al massimo 10) a tempo determinato (con periodico rinnovo ogni 6-10 mesi), scavalcando letteralmente coloro i quali hanno maturato un’anzianità di 20-30 anni con contratti privatistici a tempo indeterminato. Tutto ciò nella totale illegittimità in materia di procedure concorsuali, come si legge nell’esposto presentato dal CSA: “Applicando come modalità di selezione quella del corso-concorso e riservando la partecipazione esclusivamente al personale interno a tempo determinato al 100%, il bando contrasta sia con il decreto legislativo 165/2001 che con l’art. 20 comma 2 del decreto legislativo 75/2017, in quanto non garantisce un adeguato accesso dall’esterno”.


Insomma, un paradosso che ricorda tanto un celebre passo del Vangelo secondo Matteo (“Beati gli ultimi, perché saranno i primi”!), ma che è testimonianza di decisioni amministrative davvero poco ortodosse. E non finisce qui: per giunta, i sopracitati 110 lavoratori sono destinati a ricoprire posizioni di livello alto, anche dirigenziali, sempre a scapito di chi meriterebbe tali incarichi in considerazione dei decenni di servizio prestati. Come si suol dire, “oltre al danno, la beffa”.


Dinanzi ad un quadro simile, il CSA non si è limitato a presentare ricorso al Tar (per la seconda volta), ma ha informato anche la Procura, la Corte dei Conti, il Dipartimento e l’Ispettorato per la Funzione Pubblica, chiamati a valutare la legittimità delle procedure di stabilizzazione Arif sotto il profilo penale. Al ricorso - firmato da una cinquantina di dipendenti ad elevata anzianità di servizio, che rischiano di perdere questa importante opportunità di consolidamento della propria posizione - sono state peraltro allegate alcune delle sentenze emesse dalle varie Preture del Lavoro attestanti la mancata idoneità dei 110 lavoratori a cui si vorrebbe destinare la promozione. “Ciò di cui ci rammarichiamo, oltre al mero profilo di illegittimità contestato, - commenta Carlo Cirasola, esponente CSA nonché Presidente della Rappresentanza Sindacale Unitaria Pugliese - è il clima di tensione e antagonismo che si respira tra le fila del personale. Le disparità poste in essere dall’amministrazione portano i lavoratori ad aspri contrasti interpersonali, e sono proprio queste le circostanze che, in quanto rappresentanza sindacale, desideriamo evitare a tutti i costi”.

Si attendono decisivi aggiornamenti per il prossimo 10 febbraio, data in cui si terrà l’udienza disposta dal Tar. “Siamo ottimisti e fiduciosi che la sentenza possa volgere a nostro favore. D’altronde, i fatti parlano chiaro: la condizione di svantaggio cui sono stati posti dipendenti che hanno dedicato all’Arif gran parte della loro vita è lampante” conclude Cirasola.

Federica Marocchino